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L’ipotesi che la caseina aumenti il rischio di insorgenza di tumori non ha alcun fondamento scientifico.

Nessuna organizzazione internazionale per la salute ha mai inserito i formaggi tra gli alimenti considerati “cancerogeni”, come invece è accaduto per le carni rosse e conservate.

Come leggiamo sul sito AIRC “I dati oggi disponibili non permettono di giungere a tale conclusione e, contro alcuni tumori, latte e latticini possono avere addirittura un effetto protettivo“.

Questa correlazione viene sostenuta nel libro The China Study di Colin T. Campbell, che di fatto è stato ritenuto inattendibile dalla comunità scientifica.

La correlazione con i tumori è legata all’eccesso di proteine, anche vegetali, ma in particolare di origine animale.

Non è un caso che diverse organizzazioni internazionali per la lotta ai tumori sconsiglino l’abuso di proteine animali nella dieta.

Bene non abusarne. Ma non è necessario escludere questi cibi.

Una revisione sistematica, con meta-analisi di studi di Coorte pubblicata nel 2012 su “Annals of Oncology” (Dairy products and colorectal cancer risk: a systematic review and meta-analysis of cohort studies), suggerisce un probabile effetto protettivo del latte e dei suoi derivati nei confronti del tumore al colon.

Una revisione sistemantica, con meta analisi, pubblicata su Scientific Report (Dairy Product, Calcium Intake and Lung Cancer Risk, 2016) non ha identificato alcuna associazione significativa tra consumo di latticini e rischio di tumore del polmone.

Uno Studio prospettico di Coorte, pubblicato sul JAMA Oncology (Association of Dietary Fiber and Yogurt Consumption With Lung Cancer Risk, 2019) suggerisce che lo yogurt potrebbe verosimilmente proteggere dal rischio di sviluppare questo tipo di tumore, per il suo effetto prebiotico.

Una review sistematica pubblicata su Nutrition Reviews nel 2022 (Yogurt, cultured fermented milk, and health: a systematic review) ha analizzato gli effetti dello yogurt sulla salute, dal punto di visa rischio di tumori, gestione del peso, diabete, densità minerale ossea.

D’altro canto,

  • Uno studio di Coorte pubblicato nel 2013 sul Journal of the National Cancer Institute (High- and Low-Fat Dairy Intake, Recurrence, and Mortality After Breast Cancer Diagnosis) riporta un più alto rischio di recidiva del carcinoma al seno in donne che consumavano latte con frequenza elevata. Questo, verosimilmente, per l’alto contenuto in estrogeni e in fattori di crescita del latte vaccino.
  • Una meta-analsi pubblicata su “The American Journal of Clinical Nutrition” nel 2014 (A milk protein, casein, as a proliferation promoting factor in prostate cancer cells), evidenzia un possibile effetto promuovente sul carcinoma prostatico da parte della caseina.
    Valutiamo anche la provenienza: se da allevamenti intensivi o meno!
  • Uno studio pubblicato nel 2020 su Nutrition and Cancer (α-Casein Changes Gene Expression Profiles and Promotes Tumorigenesis of Prostate Cancer Cells), ha suggerito che un consumo eccessivo di prodotti lattiero caseari è associato ad un aumentato rischio di cancro alla prostata.
    Lo studio, tuttavia, è stato eseguito in vitro (in laboratorio), direttamente sulle cellule cancerose.

I numerosi studi sul legame tra consumo di derivati del latte ed aumento del rischio di tumore hanno portato a risultati contraddittori.

Oltretutto, gli studi epidemiologici non hanno evidenziato un rapporto di causa ed effetto tra consumo di questi alimenti e rischio di tumore.

E, laddove ci sia correlazione, questa è legata ad eccessi ed abuso di consumo.

Differenza tra latte vaccino e latte di capra o pecora

  • Nel latte vaccino è presente la β-caseina A1.
  • Nel latte di capra o di pecora troviamo β-caseina A2, che causa meno infiammazione rispetto alla precedente.

Eliminare i formaggi dalla propria alimentazione sarebbe poco sensato. Tutto sta a non esagerare, come invece accade oggi.

Sarebbe anche il caso sceglierli biologici, ricordando che questi alimenti hanno anche valore probiotico. E preferire prodotti derivati da latte di capra o pecora.

Ad esempio nei formaggi possiamo ritrovare il Lactobacillus rhamnosus, un simbionte del nostro microbiota con attività antinfiammatoria.

Ovviamente, come si diceva, bene scegliere cibo con latte proveniente da allevamenti consapevoli e non intensivi, dove gli animali mangino il loro cibo.

Nella dieta mediterranea (quella vera), riconosciuta come modello per la salute, del resto, i latticini erano presenti, ma in piccole quantità.

E sono presenti anche nel piatto del Mangiar Sano della Harvard School. L’importante è consumarli con parsimonia.

Approfondimenti sul microbiota e sulla dieta mediterranea nel mio nuovo libro

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