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Si definiscono OGM (Organismi Geneticamente Modificati), gli organismi ottenuti mediante inserimento nel DNA delle cellule germinali (di una pianta o di un animale, ma non dell’uomo perché non sarebbe etico) di un gene “estraneo” che conferisce all’organismo caratteristiche nuove.
Ciò vale anche per i prodotti che sono stati sottoposti ad un processo di trasformazione che ha distrutto o alterato il DNA.

Ci sono anche nuove tecnologie di manipolazione genetica, le New Genomic Techniques (NGT), in Italia anche dette “Tecniche di Evoluzione Assistita” (“TEA”) e conosciute anche come “nuovi OGM”.

La Commissione Europea potrebbe deregolamentare la coltivazione ed il commercio di cibo ottenuto con queste NGT, escludendoli dal campo di applicazione della direttiva UE 2001/18.

Questo vorrebbe dire che questi prodotti NGT sarebbero esentati dall’etichettatura, evitando il processo di valutazione del rischio e di tracciabilità previsti, per legge, per gli OGM.

Entro il 2024, prevede di aprire campi sperimentali di nuovi OGM.

Quindi, potreste trovarli nel tuo piatto senza saperlo (visto che non risulterebe in etichetta). Vi farebbe piacere?

Cosa sono gli NGT

Si tratta di nuove tecniche di modificazione genetica che si possono utilizzare su tutti gli organismi viventi: piante, animali ed esseri umani. In UE è in atto un tentativo di deregolamentarne l’uso sulle piante, per realizzare prodotti alimentari e mangimi geneticamente modificati con più facilità.

Queste tecniche di modifica del genoma (ovvero del DNA di un organismo) si dividono in

  • Cisgenesi, ovvero riorganizzando il materiale genetico dello stesso organismo, o inserendo materiale genetico da organismi che possono incrociarsi in natura. Quindi, i geni inseriti nell’organismo ospite provengono da piante sessualmente compatibili.
  • Genome editing, ovvero modifica del DNA senza l’inserimento di nuovo materiale genetico esogeno (esterno). Vengono quindi operati tagli di sequenze genetiche lasciando che sia la cellula ad attivare i suoi meccanismi di riparazione per “incollare” le estremità recise.

I prodotti ottenuti con queste nuove tecniche sono attualmente regolati dalla normativa UE sugli OGM che prevede la valutazione scientifica dei rischi per la salute e per l’ambiente, la tracciabilità e l’etichettatura prima di autorizzarne la coltivazione o di immetterli sul mercato.

Genome editing

La biotecnologia maggiormente utilizzata per il genome editing è quella denominata Crispr-Cas9 (scoperta nel 2012) che si basa sull’impiego della proteina Cas9 (una sorta di forbice molecolare) che taglia il DNA bersaglio, effettuando modifiche al genoma di una cellula (che sia questa animale o vegetale).

La programmazione del bersaglio di Cas9 avviene attraverso una molecola di RNA, chiamata RNA guida, che può essere facilmente modificata in laboratorio e, una volta associata a Cas9, agisce come una specie di guinzaglio, ancorandola alla sequenza di DNA bersaglio scelta dai biotecnologi.

NGT e dubbi per la salute

Le ‘forbici’ molecolari della Crispr sono attualmente oggetto di sperimentazioni anche in campo umano.

E’ stato osservato che le cellule ‘modificate’ dalla Crispr sono percepite dalla proteina p53 (fattore di trascrizione che regola il ciclo cellulare) come ‘danneggiate’, con arresto del ciclo cellulare [1].

Le tecniche di genome editing erano state utilizzate nel 2016 dai ricercatori della Recombinetics, con lo scopo di modificare il DNA dei bovini e renderli privi di corna. La Recombinetics aveva affermato su Nature Biotechnology che “nel DNA degli animali modificati non sono rilevabili alterazioni molecolari impreviste di alcun tipo”, In realtà, a seguito di un’indagine della FDA era emerso che il DNA ingegnerizzato dei bovini conteneva due geni batterici per la resistenza agli antibiotici, con problemi di carattere sanitario [2].

Nel lavoro del 2018 pubblicato su Nature Biotechnology è emerso che “il danno genomico osservato nelle cellule mitoticamente attive, causato dall’editing CRISPR-Cas9  può avere conseguenze patogene” [3] .

NGT e dubbi per l’ambiente

Da decenni i promotori dell’ingegneria genetica sostengono che le loro tecniche siano in grado di ridurre l’uso di pesticidi e fornire colture adatte a condizioni climatiche estreme come la siccità. Tuttavia, queste affermazioni si sono dimostrate false.

Le colture geneticamente modificate hanno portato a un aumento dell’uso di pesticidi e non si sono dimostrate più tolleranti alla siccità rispetto alle colture non OGM.

Il breeding convenzionale continua a superare l’ingegneria genetica nello sviluppo di colture capaci di resistere in modo duraturo a parassiti e malattie, tollerare la siccità e garantire una maggiore qualità nutrizionale. Questo perché le caratteristiche elencate sono prodotte da tratti geneticamente complessi, derivanti dalla interazione di molti geni.

In pratica, tutto il contrario di quello che fanno le NGT, progettate per produrre mutazioni di uno o pochissimi geni. Queste tecniche porteranno sempre a vicoli cechi, perché non rafforzano tutto l’organismo. In questo modo, possono ottenere al massimo dei risultati temporanei e circoscritti.

Erbe infestanti e patogeni continueranno quindi ad evolvere e ad aggirare l’ostacolo creato dalla manipolazione genetica, rendendo presto i nuovi OGM inefficaci. Proprio come quelli di prima generazione.

Silvia Petruzzelli
Francesco Paniè

Maggiori approfondimenti sul sito di Terranuova.

Bibliografia

[1] Haapaniemi, E., Botla, S., Persson, J., Schmierer, B., & Taipale, J. (2018). CRISPR-Cas9 genome editing induces a p53-mediated DNA damage response. Nature medicine, 24(7), 927–930. https://doi.org/10.1038/s41591-018-0049-z

[2] Norris, A. L., Lee, S. S., Greenlees, K. J., Tadesse, D. A., Miller, M. F., & Lombardi, H. A. (2020). Template plasmid integration in germline genome-edited cattle. Nature biotechnology, 38(2), 163–164. https://doi.org/10.1038/s41587-019-0394-6

[3] Kosicki, M., Tomberg, K., & Bradley, A. (2018). Repair of double-strand breaks induced by CRISPR-Cas9 leads to large deletions and complex rearrangements. Nature biotechnology, 36(8), 765–771. https://doi.org/10.1038/nbt.4192


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