Come al solito, quando non si accetta di essere stati presi in giro e, soprattutto, non si accetta di sapere, di informarsi e di pensare, nom rimane altro che aggredire con veemenza, fino a offendere e cercare di screditare il prossimo.

È quello che osservo spesso quando si cerca di smontare i falsi miti e le credenze popolari.

Uno di questi è quello dell’acqua. “Lei non ne sa ‘na maxxa...”, mi scrivono “chiederò all’urologo che sicuramente ne sa più di lei”.

E se invece scegliessimo di comprendere? Vero è che vorrebbe dire ripendere a pensare… talvolta molto duro…

Purtroppo abbiamo assistito per anni a un martellamento incredibile che ha condizionato gran parte della popolazione inducendo a credere che l’acqua in bottiglia di plastica sia meglio di quella del rubinetto, che per legge è rigorosamente controllata.

Un bel business per i venditori.
Un bel business per la plastica a discapito della nostra salute e di quella del pianeta.

Ma l’acqua del rubinetto è calcarea!!!
Quindi? Noi mica siamo dei ferri da stiro!!
Calcarea vuol dire che contiene calcio (oltre che magnesio). Minerali essenziali. E pensare che c’è anche chi spende soldi per gli integratori.

Ma l’acqua calcarea fa venire i calcoli renali
In realtà, è esattamente il contrario.

Il problema dei calcoli renali è deriva dal fatto che l’acido ossalico (assunto attraverso il cibo), nel nostro organismo, si lega al calcio (che aumenta anche a causa di valori alti di paratormone… cosa frequente visto che gran padre della popolazione è carente di vitamina D).
Questo legame determina la formazione di ossalati di calcio, che possono precipitare sotto forma di cristalli e accumularsi nelle vie urinarie.

Ma per ridurre l’assorbimento di acido ossalico è importante bere acqua dura (ovvero con un maggiore quantitativo di calcio). In questo modo, se il legame avviene nel lume intestinale, l’acido ossalico, legato al calcio, non viene assorbito. Riducendo quindi il rischio di calcoli renali.

Abbiamo detto che il problema dei calcoli renali potrebbero anche essere correlato a valori alti di paratormone… e quindi bassi di vitamina D.
E se questa vitamina è bassa, come facciamo ad assorbire il calcio… “però”, dirà qualcuno, “non ci avevo pensato”….
Ecco pensiamo!

Ma le evidenze scientifiche dicono il contrario
In realtà, le evidenze scientifiche ci dicono che le acque cosiddette dure non aumentano il rischio di calcoli renali, mentre invece possono essere verosimilmente utili nella prevenzione di questa patologia [1, 2]. Sono oltretutto una fonte di calcio (meglio degli integratori).

Me lo ha detto l’urologo!
Purtroppo abbiamo da una parte le lobby delle acque minerali che spingono gli urologi a suggerire acqua in bottiglia. Dall’altra suggerimenti forniti sulla base di credenze popolari (forse topolino sarebbe più attendibile). Quindi abbiamo business da una parte e disinformazione dall’altra.

Come abbiamo visto, analizzando anche il meccanismo di formazione dei calcoli renali, lasciamo perdere credenze e pregiudizi e torniamo a pensare.

Si chiama consapevolezza

Qui un po’ di bibliografia.
1] Curhan, G. C., Willett, W. C., Rimm, E. B., & Stampfer, M. J. (1993). A prospective study of dietary calcium and other nutrients and the risk of symptomatic kidney stones. The New England journal of medicine, 328(12), 833–838.

[2] Rodgers A. L. (1997). Effect of mineral water containing calcium and magnesium on calcium oxalate urolithiasis risk factors. Urologia internationalis, 58(2), 93–99.


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