Nell’olio di cocco abbiamo una elevata presenza di acidi grassi saturi (oltre l’80%, in particolare laurico e mitistico).
La sua composizione (laddove non raffinato), in termini di acidi grassi, è la seguente (in neretto i grassi saturi):

  • Laurico (12C): 41,8 %
  • Miristico (14C): 16,7 %
  • Palmitico (16C): 8,6 %
  • Stearico (18C): 2,5 %
  • Caprilico: 6.8 %
  • Caprico: 5.4 %
  • Oleico: 6,3%
  • Linoleico: 1,7% [1]

Sappiamo che un maggior consumo di acidi grassi saturi è correlato ad un più alto rischio di arteriosclerosi, ateriosclerosi, malattie cardiache. Questo perché tali grassi sono particolarmente aterogeni (aumentano il rischio di formazione di placche nelle arterie) e cardiotossici. Infatti, aumentano i livelli delle lipoproteine LDL (colesterolo cattivo).

Per l’esattezza, ad aumentare il rischio cardiovascolare, è un maggior consumo di acidi grassi saturi a catena lunga (C12:0, C14:0 e C16:0). Gli studi sono chiari e visionabili [2].

Ed un alto consumo di olio di cocco è associato ad un aumento dei livelli plasmatici di colesterolo totale, LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”) e trigliceridi [3].

Per  i grassi saturi sono a catena media e corta (4-12 atomi di carbonio) è stato osservato che pur innalzando i livelli di colesterolemia totale, tale incremento si riferisce soprattutto alla frazione HDL: si suppone dunque che possa avere un effetto positivo sul rischio cardiovascolare. E’ il caso ad esempio anche dell’acido laurico, molto presente nell’olio di cocco.

Gli acidi grassi a Catena media e corta, MCA (Medium Chain Acid) e SFCA (Short Chain Acid), si convertono facilmente in corpi chetonici e possono quindi essere utilizzati dall’organismo in modo simile ai carboidrati (apportando un’energia più che doppia trattandosi di grassi).  Questi corpi chetonici sono le stesse molecole che si creano durante il digiuno prolungato e quando il glucosio scarseggia.

  • Gli acidi grassi a catena corta sono: acido formico (1), acido acetico (2), acido propionico (3) ed acido butirrico (4).
  • Gli acidi grassi a catena media sono: caprionico (6), caprilico (8), caprico (10), laurico (12).

Sappiamo che nella nostra alimentazione  gli acidi grassi saturi sono da limitare e sono da preferire quelli insaturi.

Non a caso, nella nostra Dieta Mediterranea (riconosciuta Patrimonio Immateriale dell’Umanità) abbiamo il nostro splendido olio di oliva extra vergine acidi grassi monoinsaturi (acido oleico) e polinsaturi (in particolare acido linoleico, un acido grasso essenziale, che il nostro organismo deve necessariamente assumere dalla dieta).

Gli acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi (presenti nell’olio evo) contribuiscono ad abbassare i livelli delle LDL (colesterolo cattivo)-

L’olio extra-vergine di oliva anche contiene polifenoli che hanno azione antiossidante (sia nei confronti dell’organismo sia del prodotto).

Troviamo anche tocoferolo (Vitamina E): raggiunge i livelli di 20-30 mg per 100 gr di prodotto. La Vitamina E è un antiossidante naturale sia per il nostro organismo, sia per l’alimento stesso.

La  presenza di polifenoli e vitamina E protegge gli oli vegetali insaturi (più soggetti ad ossidazione e irrancidimento), bloccando le reazioni a catena dei radicali liberi, prodotti dell’ossidazione lipidica dannosi per l’organismo quando vanno a superare le capacità antiossidanti del nostro organismo.

Quindi? Piva Piva l’olio di oliva!!!

E se ogni tanto vogliamo usare l’olio di cocco, con parsimonia e in minime quantità, scegliamolo extravergine 100% puro e nativo, non raffinato ed estratto dalla polpa del cocco. Consideriamo inoltre che si tratta di un prodotto tropicale, quindi assicuriamoci che sia del commercio solidale. In questo modo eviteremo, a parte l’impatto ecologico, di contribuire anche allo sfruttamento e sofferenza dei lavoratori.

Non pensando, come a volta viene spacciato per questioni di marketing, che possa essere la panacea di tutti i mali. Per problemi cardiovascolari, innanzitutto è necessario rivedere l’alimentazione.

Per quanto riguarda gli altri oli, ricordiamoci che generalmente o sono spremuti a mezzo solventi chimici, oppure spesso deodorati o raffinati (quindi molto probabilmente contengono acidi grassi trans).

Riferimenti bibliografici

  • [1] Schwingshackl, L., & Schlesinger, S. (2023). Coconut Oil and Cardiovascular Disease Risk. Current atherosclerosis reports, 25(5), 231–236. https://doi.org/10.1007/s11883-023-01098-y
  • [2] Chen, J., & Liu, H. (2020). Nutritional Indices for Assessing Fatty Acids: A Mini-Review. International journal of molecular sciences, 21(16), 5695. https://doi.org/10.3390/ijms21165695
  • [3] Neelakantan, N., Seah, J. Y. H., & van Dam, R. M. (2020). The Effect of Coconut Oil Consumption on Cardiovascular Risk Factors: A Systematic Review and Meta-Analysis of Clinical Trials. Circulation, 141(10), 803–814. https://doi.org/10.1161/CIRCULATIONAHA.119.043052


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