Vi prendono in giro con il Claim “a basso indice glicemico”.
Peccato che l’indice glicemico è un concetto molto relativo. A influenzare realmente la glicemia è il carico glicemico.
Possiamo avere un alimento ad alto indice glicemico (le carote cotte ad esempio) ma a basso carico glicemico, perchè il carico glicemico dipende annche dalla quantità di carboidrati dell’alimento.
Quindi, se mangio 100 gr di carote cotte, il carico glicemico sarà basso. E se le salto in padella con olio extravergine di oliva, mi arricchisco di antiossidanti come il beta carotene.
Pubblicizzano poi la pasta a basso indice glicemico. Perché più ricca di fibra solubile. Questa è veramente una presa in giro.
Perché in cottura l’indice glicemico aumenta. Più si cuoce, più aumenta.
Generalmente è pasta con amido resistente… che deriva dalla retrogradazione degli amidi… che poi in cottura gelatinizzano… quindi si riducono… oltre a ridursi nell’acqua di cottura visto che si tratta di fibra idro-solubile.
“Ah ma tanto è a basso indice glicemico” dirà qualcuno caduto nella trappola del marketing… ne mangerà tanta e la glicemia aumenterà parecchio… visto che è il carico glicemico che conta… quindi la quantità di cibo. E oggi il punto è che si mangia troppo!
Poi saranno grani moderni che potranno favorire permeabilità intestiale.
Non facciamoci prendere in giro dal marketing.
Per millenni non abbiamo avuto bisogno di parlare di indice glicemico. Tanto meno di carboidrati, proteine, lipidi.
Per millenni l’essere umano ha saputo cosa mangiare.
Prima che, con l’industria, arrivassero tutte le malattie che ci sono oggi.
Torniamo a mangiare cibo vero. Senza claim.
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