Grani Antichi e Pasta Madre
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Eccolo! Il Nuovo libro del Dott. Franco Berrino

“Medicina da Mangiare”: 272 pagine a colori, 150 ricette e l’indicazione precisa del loro abbinamento a circa una ventina di patologie e condizioni di salute. Include il Cd musicale Translational Music di Emiliano Stefano Toso a frequenza 432 Hz.
Costo: 25 euro.
Edizioni: La Grande Via

Nel libro sono presenti anche diversi articoli presenti in questo blog, supervisionati dal Dottor Berrino.

Attualmente il libro è distribuito dalla associazione La Grande Via e non presso le librerie.
E’ possibile ricevere copia del libro a casa, aggiungendo i costi di spedizione, richiedendolo a: info@lagrandevia.it / 3247929144. Oppure è possibile acquistarlo in occasione di uno degli eventi organizzati dalla associazione.

Così leggiamo nella presentazione:
“Questo libro è la quintessenza della pratica in cucina abbinata alla salute. La ragione di pubblicarlo è che molte persone, molti pazienti, trovano difficile tradurre in pratica, in cucina, le indicazioni preventive e terapeutiche relative alla nutrizione. Occorreva una sorta di manuale, dove i lettori motivati a un’alimentazione preventiva e i malati motivati ad aiutarsi a stare meglio con il cibo, nonché a migliorare l’efficacia e ridurre gli effetti collaterali delle terapie, trovassero indicazioni pratiche di cucina. Di qui l’aiuto che ho chiesto a Silvia e a Simonetta, cuoche de La Grande Via, per semplificare il linguaggio e redigere ricette base per un’alimentazione preventiva e terapeutica. Le ricette di cucina sono una selezione basata sulla mia esperienza professionale di quanto disponibile sui ricettari di Macrobiotica e di cucina mediterranea, o nel nostro precedente volume di cucina macromediterranea (Il cibo della gratitudine, La Grande Via, 2016), affiancata a una ricerca personale delle cuoche de La Grande Via.

La novità principale, infatti, è l’abbinamento delle ricette alle patologie, per facilitare la vita a chi è in difficoltà per malattie sue o dei suoi cari.

C’è un rischio in questa operazione: che chi è in difficoltà consideri le ricette come se fossero medicine, roba da prendere finché passano i sintomi, per poi tornare allo stile di vita precedente. Rendere le cose facili va bene, ma non troppo.

La malattia è un segno che il corpo (o la mente, o entrambi) ci manda per farci capire che così non va, che bisogna cambiare, cambiare vita, non solo cibo.

La “Medicina da mangiare” non è per far passare il sintomo, è per rivoluzionare la propria vita.

Non prescriviamo dei menù, cosa mangiare il lunedì, il martedì, ecc. Suggeriamo che chi è in difficoltà si impegni, studi, capisca, cambi la sua vita. Per sempre! Cambiare, tanto più radicalmente quanto più il problema è serio: non possiamo attenderci miglioramenti se continuiamo a fare le stesse cose. Non è la dieta che guarisce, è il nostro stesso corpo che si auto-guarisce se non lo sovraccarichiamo di troppo cibo, di cibi difficili da gestire da parte del nostro intestino, di cibi tossici. Alleggeriamo, semplifichiamo, la dieta base che proponiamo non è altro che la dieta base dei popoli prima della rivoluzione industriale in campo alimentare: semplice, pulita, e gastronomicamente eccellente. E poi c’è qualche suggerimento di cibi utili per specifiche patologie. Come raccomanda Michael Pollan nel suo aureo libretto In difesa del cibo: mangiamo cibo vero, prevalentemente vegetale, con moderazione. Ma togliere quel che fa male è più importante che aggiungere quel che fa bene. L’impreparazione di noi medici sul ruolo del cibo nell’insorgenza e nella prognosi delle malattie è abissale. Siamo perfino inconsapevoli che le nostre parole ignoranti sono iatrogeniche.

Quel “Mangi quel che vuole” detto dallo specialista al paziente che chiede cosa deve mangiare può fare molto male. Toglie energia, toglie la voglia di impegnarsi per contribuire al successo delle terapie, toglie forza ai parenti che magari avevano già fatto un passo verso la consapevolezza alimentare e avrebbero potuto incoraggiare il malato, assisterlo per cambiare abitudini.

Fidiamoci dei medici per quello che sanno, non per quello che non sanno.
E sul cibo, generalmente, non sanno.”


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